L'America è tornata a votare per le primarie. Dopo gli importanti Texas e Ohio è stato il piccolo Wyoming, un grande territorio dal peso elettoralmente insignificante o quasi ad andare ai seggi. Ha vinto Barack Obama, dato in testa dalle proiezioni CNN basate sul 91% dei voti per 58-41 su Hillary Clinton. Sono stati chiamati al voto 59 mila elettori per 12 delegati. Tutti democratici. I Repubblicani in Wyoming hanno già votato (il 5 gennaio scorso, vinse Mitt Romney davanti a Fred Thompson), il loro candidato ce l'hanno già (John McCain) e il voto odierno non li riguarda. Riguarda invece i democratici. Molto. L'appuntamento del Wyoming, che in tempi normali sarebbe risultato del tutto secondario, in questa fase delle presidenziali 2008 secondario non è perché in casa democratica quelli che si stanno vivendo non sono affatto tempi normali. Troppa tensione. Per questo il partito spera che il Wyoming abbia un effetto calmante sulle polemiche interne. La corsa alla nomination vede sempre più contrapposti i due candidati. La campagna di Obama accusa Hillary di giocare sporco, la campagna di Hillary accusa Obama di "doppio linguaggio" e di inesperienza, una consigliera di Obama ha dato a Hillary del "mostro", una consigliera di Hillary a suo tempo aveva dato a Obama del "drogato". Entrambi dimessi. "Troppe parole, troppi nervi scoperti, così non va bene" dice il partito, che spera in un effetto Wyoming capace di raffreddare gli animi. Tanto più che i delegati in palio sono solo 12. Ma è bene che la coppia Hillary-Obama si renda conto di questo dato: mentre l'America Repubblicana si gode con calma la sua nomination di John McCain, e pianifica i mesi da qui al 4 novembre, l'America Democratica assiste a una lotta sempre più fratricida che rischia di indebolirla al punto da mettere a rischio la conquista della Casa Bianca. Per questo il Partito Democratico spera che il piccolo Wyoming abbia se non altro l'effetto di rasserenare i toni. Barack Obama ha vinto (58 a 41). Era previsto. Secondo la CNN dei 12 delegati, 7 andranno a lui, 4 a Hillary, 1 è da assegnare. Il voto in Wyoming non è stato tanto l'occasione per definire la nomination, quanto per riflettere circa l'opportunità di far rientrare nel gioco del voto democratico Stati importanti come Florida e Michigan a suo tempo esclusi per 'indisciplina'. Nonostante le indicazioni ricevute, sia Florida sia Michigan avevano infatti voluto anticipare il loro voto a gennaio. Il presidente del comitato direttivo del Democratic Party, Howard Dean, li aveva puniti: nessuno dei vostri delegati avrà posto alla convention di Denver. I risultati di Texas e Ohio hanno però portato molti esponenti del partito a chiedere di rivedere la decisione. "E' paradossale che uno Stato come la Florida non partecipi alla nomination" hanno dichiaro alcuni superdelegati. E il partito si è ulteriormente spaccato. Hillary (secondo calcoli CNN) può contare ora su 1.428 delegati, Obama su 1.527. Non sono stati certo i 12 del Wyoming a decidere. Ma l'appuntamento è servito per fare il punto sul dibattito circa l'opportunità di riaprire a Florida e Michigan. Se nei due Stati si tornasse a votare per le primarie, i delegati in palio sarebbero 210 in Florida e 156 in Michigan. Senza contare che la battaglia campale - su questo nessuno ha dubbi - si giocherà il 22 aprile in Pennsylvania, terra di lavoratori e piccole imprese oggi alle prese con una crisi economica senza precedenti. Può il partito democratico affrontare un tema così delicato presentandosi diviso?
Luciano Clerico per ANSA
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1 commento:
Speriamo che lo scontro interno ai democratici non rinforzi indirettamente McCain, facendo convergere i voti degli indecisi che forse si stanno stancando di questa situazione di lunga parita'.
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